martedì 1 dicembre 2015

Fatti e notizie comparto università relative alla settimana 23-29 novembre.

Il giorno del pubblico impiego. Grande partecipazione al corteo di Roma. Camusso: "Basta umiliare i lavoratori, il governo trovi le risorse o la protesta continua". L'omaggio ai morti di Parigi. Le voci dalla piazza: "Sette anni senza aumenti".

Le richieste di modifica della FLC CGIL presentate alla Camera dei Deputati

Il testo della Legge di stabilità 2016 trasmesso alla Camera dei Deputati non cambia verso: sui temi dell’Università continua a mancare un intervento di sistema capace di rispondere alla crisi dei nostri atenei e le novità apportate al testo sono per alcuni versi addirittura di segno peggiorativo.

La campagna #PERCHÉNOINO per il riconoscimento dell’indennità di disoccupazione DIS-COLL ad assegnisti, dottorandi e borsisti è entrata nella fase più intensa: far pressione sul Governo presentando in massa la domanda di DIS-COLL. Ecco qui alcune istruzioni per l’uso su cos’è la DIS COLL, come fare domanda e cosa fare quando la respingono.

All’interno della questione meridionale generale e del gap economico e sociale creatosi tra Nord e Sud, esiste una questione che investe il sistema universitario e che rischia di trasformarsi rapidamente in un danno incalcolabile per il Meridione.

Il record negativo fra i 34 Paesi Ocse L’allarme di Manfredi, capo dei rettori «Paghiamo un welfare molto carente servono più borse di studio al Sud» «Il rapporto Ocse è la fotografia della realtà — commenta amaro il capo dei rettori Gaetano Manfredi —. Il nostro è un sistema fortemente sotto finanziato, in un momento in cui l’economia della conoscenza invece è sempre più basata sul capitale umano.

Fanalino di coda nell'OCSE per numero di laureati in generale, abbiamo però più diplomati nella specialistica e nel ciclo unico. Mancano i percorsi professionalizzanti. Poveri di laureati in generale, siamo invece ricchi di laureati in possesso di un titolo equivalente al master (laurea specialistica o laurea a ciclo unico tipo medicina): la media italiana è 20% contro il 17% Ocse. I due dati non sono in contraddizione, ma strettamente collegati.

Rapporto Ocse: va all’Università solo il 42% dei giovani, e soltanto il 62% trova lavoro. Investimenti in istruzione per lo 0,9% del Pil, peggio di noi il Lussemburgo. L'Italia infatti è l'unico Paese, insieme alla Repubblica Ceca, in cui il tasso di occupazione tra i giovani dai 25 ai 34 anni è il più basso tra i laureati rispetto ai diplomati. Ed è in vetta alla classifica per presenza di neet: i giovani tra i 20 e i 24 anni che non studiano né cercano un impiego sono il 35%.

L'aggiornamento Ocse sullo stato dell'istruzione italiana, comparato con i 34 paesi più industrializzati del mondo, ci dà subito una buona notizia. Nell'istruzione terziaria, l'Italia associa alti tassi di laureati di 2° livello (chi conclude il doppio ciclo 3 anni più 2), ma, e la controindicazione negativa è subito in agguato, ci sono pochi diplomati su programmi di studio legati a professioni - l'alta formazione professionale - e pochi laureati di 1° livello (la triennale).


Nell’Italia con il segno più, più forte, più semplice, più orgogliosa, più giusta – con “1.000 ricercatori, 500 cattedre universitarie speciali, 500 assunzioni nella cultura, 500 nuovi professori selezionati fra i cervelli all’estero o intrappolati in Italia” – presentata dal Presidente del Consiglio Renzi illustrando la legge di stabilità 2016, c’è un segno uguale di cui non ha fatto menzione: uguali risorse per il Fondo statale che finanzia le borse di studio: 162 milioni di euro.

Nessun commento:

Posta un commento