La Legge di stabilità che andrà in discussione in Parlamento nei prossimi giorni non solo non dà risposte alle emergenze degli Atenei, ma ne aggrava la situazione.
E’ inaccettabile il blocco, che dura ormai da sei anni,
della contrattazione nazionale e che ha prodotto una perdita di 4200
euro medi, lordi, sugli stipendi del personale tecnico e amministrativo
oltre alla proroga, a tutto il 2018, dell’indennità di vacanza
contrattuale sugli stessi importi del 2009!
Bloccate, sempre da sei anni, le retribuzioni del personale docente!
Sono
continui e devastanti gli interventi da più parti (MEF, Revisori dei
Conti, Organi di governo degli Atenei) contro il salario accessorio e le
sue modalità di utilizzo. Si è arrivati a chiedere migliaia e migliaia
di euro indietro a lavoratori con un salario ridicolo e bloccato da sei
anni.
Rimane il taglio di 170 milioni al Fondo di
Finanziamento Ordinario, solo mitigato dai 150 milioni previsti dalla
Legge di stabilità, ma che vanno sulla quota premiale, aumentando un
divario determinato da ragioni geografiche più che di qualità, stante i
criteri assolutamente discutibili utilizzati per individuare la
cosiddetta “virtuosità” degli Atenei.
A questo si aggiunge
il taglio lineare e consolidato nel tempo del FFO per 32 milioni nel
2015 e 34 nel 2016 alle spese per acquisto di beni e servizi.
La
condizione ormai drammatica dei nostri atenei continuerà a produrre
danni per primi agli studenti penalizzati anche dal collasso del diritto
allo studio che rischia di subire un nuovo colpo con i tagli alle
regioni. Allo stesso tempo mortifica il personale sia tecnico
amministrativo che docente sempre più penalizzato da condizioni di
lavoro in continuo peggioramento professionale e salariale.
Si conferma poi il blocco sostanziale del reclutamento
che rappresenta forse la principale emergenza dei nostri atenei mentre
sono ormai imminenti le scadenze di migliaia di assegni e contratti a
termine a cause delle assurde norme previste dalla legge 240/10. E’
palesemente fallita la cosiddetta tenure track all’italiana e, come
avevamo previsto, il ruolo del ricercatore è precarizzato a vita.
Si rafforzano quindi le ragioni della manifestazione nazionale unitaria
dell'8 novembre a Roma a Piazza del Popolo (concentramento Piazza della
Repubblica h 12.30) per rivendicare il diritto di oltre 3 milioni di
lavoratori pubblici ad avere contratti di lavoro rinnovati, aumenti
delle retribuzioni ferme da troppi anni ed il rilancio del reclutamento
nei settori pubblici e della conoscenza.
La FLC CGIL si batterà per imporre nel dibattito parlamentare sulla Legge di stabilità la centralità del lavoro pubblico e dei sistemi della conoscenza come risorse strategiche per dare un futuro al nostro Paese.
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